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Insufficienza Venosa Cronica IVC

L’insufficienza venosa cronica è un’alterazione della circolazione degli arti inferiori dovuta principalmente ad un difetto della chiusura delle valvole delle vene che non riescono ad impedire che il sangue ritorni verso il basso (versoi piedi ) quando si è in posizione eretta, invece di essere spinto regolarmente verso il cuore (la circolazione venosa va , infatti, a differenza di quella arteriosa, dal basso verso l’alto). Ciò determina senso di pesantezza, gonfiore e talora anche ulcere alle gambe, specie nella zona attorno alla caviglia.
Nella circolazione il sangue viene spinto dal cuore in tutto il corpo lungo le arterie e poi ritorna attraverso le vene al cuore. Nelle vene il sangue non ha più la pressione che aveva nelle arterie per cui, soprattutto negli arti inferiori, ha bisogno della spinta dei muscoli dei piedi e delle gambe per risalire al cuore contro la forza di gravità che lo farebbe ritornare verso i piedi. Per aiutare il flusso del sangue verso l’alto ed evitare il ritorno in basso (chiamato reflusso), le vene hanno una serie di valvole che si aprono quando il sangue è spinto in alto e si chiudono quando inizia a ricadere in basso (v. figura). Se le valvole sono difettose il sangue fa più fatica a risalire verso il cuore e tende a ristagnare nelle gambe. Questo causa un aumento della pressione all’interno delle vene con ulteriore peggioramento del funzionamento delle valvole e fuoriuscita di liquidi dalle vene ai tessuti delle gambe, in particolare nella zona della caviglia.

Il ristagno di sangue e liquidi nelle caviglie causa cattiva ossigenazione e sofferenza della pelle che diventa sottile e fragile, con macchie dovute a piccole rotture di capillari.

 

Quali persone rischiano maggiormente di essere colpite dall’ IVC?

L’insufficienza venosa cronica rappresenta un problema molto diffuso nella popolazione italiana, al pari degli altri paesi industrializzati. Si può stimare che quasi il 50% degli italiani adulti abbiano qualche disturbo attribuibile all’IVC e, in particolare, risultano a rischio le persone sovrappeso o obese

Le cause di IVC sono diverse (v. tabella) e possono essere presenti fin da giovani, soprattutto in chi ha molti familiari con lo stesso problema. Specie nelle donne vi sono poi dei momenti della vita particolarmente a rischio quali le gravidanze e la menopausa che richiedono di adottare delle precauzioni per evitare il manifestarsi di una IVC. E’ quindi molto importante che queste persone si rivolgano al proprio medico per capire se è il caso di fare una visita specialistica angiologia degli esami di approfondimento e di iniziare un appropriato trattamento

 

Che disturbi dà l’IVC?

L’IVC, specie all’inizio, non provoca disturbi particolarmente gravi, a parte un senso di pesantezza degli arti che può essere più evidente quando si sta molto tempo in piedi, soprattutto se fermi e quando fa più caldo. A ciò può associarsi la presenza di dilatazione delle vene superficiali delle gambe che, se diventano grosse e tortuose, prendono il nome di vene varicose
In seguito, oltre all’accentuarsi della pesantezza, può comparire gonfiore delle caviglie, specie alla sera, che tende a diventare nel tempo sempre più evidente e persistente. In tale sede la pelle si fa più; sottile, secca e meno elastica, assumendo una colorazione scura brunastra. Talvolta si verifica un arrossamento, segno di infiammazione, e si può avvertire prurito o addirittura dolore alla caviglia. Questi disturbi non vanno sottovalutati perché spesso precedono la comparsa di ulcere, solitamente dolorose, che fanno molta fatica a guarire (dette ulcere da stasi cronica).

 

E’ una malattia pericolosa?

Più che essere particolarmente pericolosa per la vita, l’IVC è una malattia cronica che determina un grosso peggioramento della qualità della vita, soprattutto quando compare la sua complicanza più temibile che è l’ulcera da stasi Queste lesioni, infatti, oltre a essere spesso dolorose, limitano molto la capacità di camminare e quindi l’autonomia di una persona. Richiedono inoltre frequenti medicazioni, possono impiegare anche dei mesi per guarire e spesso tendono a riformarsi. Per tale motivo è estremamente importante che, fin dalla prima comparsa dei disturbi caratteristici dell’IVC, ci si faccia controllare bene e si seguano con attenzione i consigli del medico.
In molti casi la presenza dei sintomi caratteristici, quali il gonfiore delle caviglie, il cambiamento di colore della pelle (comparsa di macchie scure) e la presenza di ulcere possono essere sufficienti per fare la diagnosi di IVC. La storia personale e dei familiari può far sospettare al medico la presenza di questa malattia anche prima della comparsa dei disturbi più tipici. In tali casi può essere consigliata una visita specialistica in Angiologia.
Se necessario sarà lo specialista a consigliare l’esecuzione di un un ecocolordoppler (un esame indolore simile all’ecografia) che permette di vedere in maniera molto dettagliata le condizioni delle vene degli arti inferiori.

 

Si può prevenire?

La prevenzione dell’IVC richiede prima di tutto un cambiamento dello stile di vita in modo da correggere gli eventuali fattori di rischio come l’obesità e la sedentarietà . Ciò andrebbe effettuato già in giovane età nelle persone con familiarità per vene varicose.
Nelle donne in gravidanza è particolarmente importante evitare gli eccessivi incrementi di peso che esercitano un effetto negativo indipendentemente dal fatto di riacquistare dopo il parto il peso normale. E’ comunque consigliabile a tutti cercare di praticare una regolare attività fisica e mantenere un peso corporeo ragionevole adottando una alimentazione varia e bilanciata. E’ inoltre utile calzare scarpe comode con un po’ di tacco (3-5 cm), indossare abiti confortevoli che non stringano eccessivamente la vita, evitare di sollevare pesi sforzando con l’addome e fare attenzione a non esporre le gambe a fonti di calore elevato
Un aspetto più complicato è la prevenzione degli episodi di trombosi venosa profonda che si possono verificare in occasione di traumi o interventi chirurgici. In tali circostanze è necessario adottare provvedimenti specifici, compreso l’uso di particolari farmaci, che vengono prescritti dal medico ed è molto importante essere scrupolosi nell’osservarli.

 

Come si cura?

La prima cosa da fare è correggere gli eventuali fattori di rischio legati allo stile di vita, come sedentarietà e obesità seguendo quanto è stato appena consigliato per la prevenzione dell’IVC.

A tal riguardo è particolarmente importante camminare molto, almeno mezzora tutti i giorni, in modo che le regolari contrazioni dei muscoli spremano il sangue nelle vene in modo da aiutarlo a tornare verso il cuore ed evitare che le gambe si gonfino. Oltre a ciò si può cercare di tenere le gambe sollevate il più possibile durante la giornata e magari effettuare alcuni esercizi specifici, da farsi solitamente in posizione distesa, per favorire l’eliminazione dei liquidi in eccesso che si accumulano specie attorno le caviglie.
Questi provvedimenti apparentemente semplici, se eseguiti con regolarità e costanza, sono in grado di dare dei notevoli benefici e possono rappresentare il trattamento principale di cui c’ è bisogno, specie nei casi meno gravi.
L’ aspetto fondamentale, purtroppo spesso trascurato, per contrastare il ristagno di sangue e liquidi nelle gambe è l’utilizzo delle calze elastiche, correttamente indossate. Anche se possono essere difficili da indossare e richiedono una certa abitudine, sono molto efficaci nel ridurre il gonfiore e il senso di pesantezza alle gambe. Evitano inoltre il peggioramento delle condizioni della pelle e la formazione delle ulcere croniche. Vanno quindi considerate una vera e propria terapia per l’insufficienza venosa e devono essere prescritte dallo specialista Angiologo che ne indicherà il tipo e le modalità d’uso. A questi provvedimenti talora lo specialista può associare delle medicine che aiutano a ridurre i disturbi causati dall’insufficienza venosa o a migliorare la circolazione. In alcuni casi (in presenza di varici o di telangectasie) può essere necessario ricorrere alla terapia sclerosante (iniezione nelle vene di sostanze che ne provocano la chiusura) o alla terapia mininvasiva ambulatoriale con Laser (EVLT) che in molti casi (previa indicazione data dallo specialista Angiologo) sostituisce la chirurgia. Oltre ai consigli già dati sull’importanza di evitare la sedentarietà e il sovrappeso, va ricordato l’effetto negativo dell’eccesso di calore agli arti. Quindi sono sconsigliati i bagni molto caldi e l’esposizione al sole nelle ore più calde della giornata (negli altri momenti ci si può abbronzare mantenendo fresca la pelle spruzzandola d’acqua). E’ inoltre importante evitare traumi e lesioni agli arti inferiori e curare l’igiene della pelle lavandola con detergenti neutri e asciugandola con cura. Qualora quest’ultima dovesse comunque diventare secca, sottile o screpolata è opportuno applicare una crema emolliente alla sera dopo il bagno o la doccia. E’ fondamentale infine far valutare al più presto dal medico qualsiasi ferita, anche piccola, che compaia sulla pelle delle gambe e dei piedi.

 

A chi rivolgersi?

Come prima cosa, nel caso abbiate qualche disturbo di quelli indicati in questo articolo oppure se i vostri familiari soffrono di problemi alla circolazione venosa, è opportuno che ne parliate con il vostro medico di fiducia che valuterà se è possibile che siate affetti da IVC o che abbiate un elevato rischio di diventarlo.
Potrete così sapere se è necessario effettuare una visita specialistica Angiologica di approfondimento per iniziare un trattamento specifico, oppure se è sufficiente effettuare degli interventi di tipo preventivo, magari attraverso la correzione di eventuali fattori di rischio presenti.

 

Fattori di rischio per insufficienza venosa cronica

Familiarità, cioè la presenza di parenti affetti da vene varicose o da problemi di gonfiore alle gambe. 

Età avanzata
Momenti di cambiamenti ormonali (menopausa, pubertà), soprattutto se associati a modificazioni significative del peso corporeo
Precedenti episodi di trombosi delle vene profonde (di solito legati a prolungati allettamenti o a interventi chirurgici, specie ortopedici) .
Gravidanze, in particolare se numerose e accompagnate da eccessivi incrementi di peso
Lavori che richiedono di stare in piedi a lungo, fermi nella stessa posizione o in ambienti con temperature elevate
Attività sportive o professionali in cui vengono effettuati sollevamenti di pesi o comunque sforzi che provocano contrazione dei muscoli dell’addome
Obesit&agrave.

 

Che cosa sono le varici?

Le vene degli arti inferiori formano un circolo superficiale ed uno profondo comunicanti fra loro. Nel circolo superficiale abbiamo due vene importanti che sono la grande e la piccola safena. Le vene del circolo superficiale e profondo hanno delle valvole che fanno in modo che il sangue fluisca verso l’alto (verso il cuore) e verso il circolo profondo. Quando queste valvole funzionano male aumenta la quantità di sangue nel circolo superficiale che si dilata formando le varici. Le varici sono una malattia cronica provocata da una minore elasticità della parete delle vene. Sono ereditarie e si manifestano come dei rigonfiamenti bluastri. Spesso compaiono in soggetti obesi, durante una gravidanza o in persone che svolgono un lavoro che costringe a stare in piedi per lungo tempo, in analogia a quanto detto.

 

Quali altri problemi possono causare le varici?

Esse causano diversi disturbi come gonfiore, pesantezza, dolore e prurito Le vene varicose, se trascurate, possono dar luogo a complicanze infiammatorie (complicanze provocate dal ristagno di sangue). In quest’ultimo caso si formano delle macchie sulla pelle, prima blu, poi scure, con comparsa di zone indurite e dolenti (dermatiti ed eczema che nel corso degli anni possono anche provocare l’ulcera. In seguito anche a piccoli traumi le varici più importanti possono rompersi dando luogo a emoragie. Bisogna chiedere al proprio Medico di base una visita angiologicainsieme ad un ecocolor Doppler venoso agli arti inferiori , non tanto per la diagnosi, ma per valutare le possibilità terapeutiche.

 

Come può essere curata la malattia varicosa?

Il trattamento delle varici varia a seconda della sintomatologia, della gravità del distretto venoso coinvolto, dell’età e delle condizioni generali del paziente. Essenzialmente abbiamo a disposizione quattro tipi di trattamento: il trattamento farmacologico l’elastocompressione, i trattamenti mininvasivi (la scleroterapia , il laser e la radiofrequenza) e l’intervento chirurgico.

Il trattamento farmacologico prevede l’assunzione di farmaci ed è completato dall’elastocompressione. Mentre la terapia farmacologica ha lo scopo di attenuare in parte la sintomatologia, la terapia elastocompressiva, nelle diverse gradazioni di compressione, è indicata in tutti i casi di insufficienza venosa. Diventa Non indicata in caso di arteriopatia e di insufficienza cardiaca grave.
Tra le tecniche mininvasive la scleroterapia (chiusura dei vasi venosi dilatati mediante iniezione endovenosa di sostanze sclerosanti) è una buona soluzione per malattie venose non troppo avanzate quando le vene da trattare non sono troppo dilatate. E’ molto utile, inoltre, per completare un trattamento chirurgico o un trattamento Laser o con radiofrequenza. Ha lo svantaggio di avere risultati non sempre definitivi, ma il vantaggio di essere facilmente ripetuta senza grossi fastidi per il paziente. La controindicazione alla scleroterapia è la presenza di difetto interatriale e/o interventricolare perché rendono pericolosa la procedura (rischi di ictus o TIA).
Un’altra importante controindicazione alla scleroterapia è è l’allergia verso la sostanza sclerosante. Rischi: trombosi venosa profonda ed embolia polmonare.
Il Laser e la radiofrequenza hanno le stesse indicazioni del trattamento chirurgico. Diventano d’elezione per il trattamento della piccola safena. Sono procedure ambulatoriali, miniinvasive e semiconservative. Sono ambulatoriali perchè possono essere eseguite in salette attrezzate e non in sala operatoria, miniinvasive perchè hanno una invasività inferiore al trattamento chirurgico classico con rischi quantitativamente più ridotti, semiconservativi perché ; viene trattato solo il segmento malato (refluente) della safena. I limiti reali delle tecniche mininvasive sono un diametro della vena safena superiore al centimetro, occlusione o subocclusione della safena in prossimità della crosse, tortuosità; eccessiva del vaso.
Rischi (rarissimi): trombosi venosa profonda e embolia polmonare.
Rispetto al trattamento chirurgico hanno il vantaggio di avere quantitativamente meno rischi, un decorso post trattamento più breve rispetto alla chirurgia classica; un risultato estetico superiore perchè viene praticata solo una microincisione di circa 2 mm mentre nel trattamento chirurgico si devono eseguire 3 o più incisioni della lunghezza superiore al centimetro. Inoltre potendo essere eseguite in una saletta attrezzata, evitano al paziente lo stress di entrare in una sala operatoria; ed essendo semiconservativi lasciano in situ un segmento di safena non refluente che può essere utilizzato per eventuali by-pass. L’intervento chirurgico è un trattamento di scelta nei casi in cui siano presenti varici importanti e la vena safena sia molto dilatata. Consiste nell’asportazione della safena mediante stripping in anestesia generale o spinale. Alcuni chirurghi lo fanno in anestesia locale.

Rischi: trombosi venosa profonda e embolia polmonare.

 

A chi rivolgersi per il trattamento delle varici?

Mentre la terapia farmacologica, la elastocompressione e le tecniche mininvasive* sono indicate per essere praticate da uno specialista in Angiologia/Medicina Vascolare (sinonimi), l’intervento chirurgico richiede uno specialista di Chirurgia Vascolare.

Per il trattamento Laser non sono ancora molti i Centri di Angiologia che lo eseguono in regime SSN. Per informazioni rivolgiti via mail alla sede AmaVas .

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