• AmaVas - Associazione contro le Malattie Vascolari
  • Dai una mano a AmaVas, insieme si può fare di più, aiutala e sostienila con una donazione!
  • AmaVas è impegnata nella formazione, ricerca e prevenzione, partecipa e sostienila!
  • AmaVas è composta da Ricercatori, Medici e Pazienti che insieme hanno un solo obbiettivo, le Malattie Vascolari!
Stampa

FeeTest - Scopri se hai un’arteriopatia periferica?

Scopri se hai un’arteriopatia periferica "PAD", testa le arterie dei tuoi piedi, fai il FeeTest !

Cos’è il FeeTest “Testa le arterie dei tuoi piedi “ ?

E’ un test composto da 2 momenti:

Oppure, se preferisci lo puoi compilare on-line su google a questo indirizzo:

https://docs.google.com/forms/d/14eLiIv4i9qHPk2HmX5SzUiOOKm-CBxg-Fe1ZkdD-zz4/viewform?c=0&w=1&usp=mail_form_link

 

Che cosa mette in evidenza?

E’ un test che porta ad un autosospetto diagnostico (cioè ad avere il sospetto di una malattia) per una malattia delle arterie degli arti inferiori. Tale malattia è chiamata in Italia Arteriopatia Obliterante Cronica (AOCP), mentre all’estero è detta Peripheral Arterial Disease (PAD), cioè Arteriopatia Periferica.

Quando il Questionario porta ad un a risposta dubbia o positiva e/o quando non sentite un’arteria dei piedi o quando esista una forte diversità fra i due piedi, allora dovrete andare dal vostro Medico di Medicina Generale che vi visiterà e se esiste un dubbio vi invierà dallo specialista presso un’Unità/Centro di Angiologia per l’esecuzione di un esame chiamato ABI o, se siete diabetici, anche per un Toe Index, entrambi esami eseguibili in SSN, molto semplici per il paziente (è una sorta di misurazione in contemporanea della pressione al braccio e alle arterie dei piedi e/o dell’alluce), assolutamente attendibili e poco costosi per la sanità.

Se questo esame risulterà positivo, lo Specialista vi indicherà le terapie più adeguate.

Perché è importante fare diagnosi di Arteriopatia Obliterante Cronica (AOCP) o Peripheral Arterial Disease (PAD), cioè Arteriopatia Periferica?

Per alcuni ottimi motivi.

  • E’ una malattia che, se diagnosticata presto, quando è ancora in una fase precoce o non avanzata, permette di non evolvere. Se evolvesse potrebbe portare a peggioramenti pesanti sino ad arrivare all’amputazione di dita o dell’arto.
  • E’ una malattia che riduce la durata della vita e tale aspetto peggiora col peggiorare della malattia. Ancora una volta il riconoscerla per tempo può salvare.
  • E’ una malattia che si associa spesso a infarti o a ictus o a malattie renali o, ancora, a aneurismi dell’aorta. Riconoscere un’arteriopatia può evitare il comparire o lo scoppiare di un evento acuto in quei distretti

E’ difficile imparare il Test e chi lo deve fare?

Non è molto difficile. A volte richiede un poco di tempo x imparare a trovare le arterie. Una volta che lo avrete imparato sarà facilissimo ripeterlo ogni 6 mesi, un anno.

Guarda il Video per imparare a fare l'auto Test

E’ assolutamente indicato per chi ha più di 50 anni (l’arteriopatia è più frequente tanto più aumenta l’età), ma è bene impararlo sin da giovani (quando le arterie sono sane è ancora più semplice imparare e ricordarselo per la vita).

Per saperne di più sulle arteriopatie degli arti inferiori?

Vai alla scheda, nell’area Malattie Vascolari (clicca qui)

Stampa

Insufficienza Venosa Cronica IVC

L’insufficienza venosa cronica è un’alterazione della circolazione degli arti inferiori dovuta principalmente ad un difetto della chiusura delle valvole delle vene che non riescono ad impedire che il sangue ritorni verso il basso (versoi piedi ) quando si è in posizione eretta, invece di essere spinto regolarmente verso il cuore (la circolazione venosa va , infatti, a differenza di quella arteriosa, dal basso verso l’alto). Ciò determina senso di pesantezza, gonfiore e talora anche ulcere alle gambe, specie nella zona attorno alla caviglia.
Nella circolazione il sangue viene spinto dal cuore in tutto il corpo lungo le arterie e poi ritorna attraverso le vene al cuore. Nelle vene il sangue non ha più la pressione che aveva nelle arterie per cui, soprattutto negli arti inferiori, ha bisogno della spinta dei muscoli dei piedi e delle gambe per risalire al cuore contro la forza di gravità che lo farebbe ritornare verso i piedi. Per aiutare il flusso del sangue verso l’alto ed evitare il ritorno in basso (chiamato reflusso), le vene hanno una serie di valvole che si aprono quando il sangue è spinto in alto e si chiudono quando inizia a ricadere in basso (v. figura). Se le valvole sono difettose il sangue fa più fatica a risalire verso il cuore e tende a ristagnare nelle gambe. Questo causa un aumento della pressione all’interno delle vene con ulteriore peggioramento del funzionamento delle valvole e fuoriuscita di liquidi dalle vene ai tessuti delle gambe, in particolare nella zona della caviglia.

Il ristagno di sangue e liquidi nelle caviglie causa cattiva ossigenazione e sofferenza della pelle che diventa sottile e fragile, con macchie dovute a piccole rotture di capillari.

 

Quali persone rischiano maggiormente di essere colpite dall’ IVC?

L’insufficienza venosa cronica rappresenta un problema molto diffuso nella popolazione italiana, al pari degli altri paesi industrializzati. Si può stimare che quasi il 50% degli italiani adulti abbiano qualche disturbo attribuibile all’IVC e, in particolare, risultano a rischio le persone sovrappeso o obese

Le cause di IVC sono diverse (v. tabella) e possono essere presenti fin da giovani, soprattutto in chi ha molti familiari con lo stesso problema. Specie nelle donne vi sono poi dei momenti della vita particolarmente a rischio quali le gravidanze e la menopausa che richiedono di adottare delle precauzioni per evitare il manifestarsi di una IVC. E’ quindi molto importante che queste persone si rivolgano al proprio medico per capire se è il caso di fare una visita specialistica angiologia degli esami di approfondimento e di iniziare un appropriato trattamento

 

Che disturbi dà l’IVC?

L’IVC, specie all’inizio, non provoca disturbi particolarmente gravi, a parte un senso di pesantezza degli arti che può essere più evidente quando si sta molto tempo in piedi, soprattutto se fermi e quando fa più caldo. A ciò può associarsi la presenza di dilatazione delle vene superficiali delle gambe che, se diventano grosse e tortuose, prendono il nome di vene varicose
In seguito, oltre all’accentuarsi della pesantezza, può comparire gonfiore delle caviglie, specie alla sera, che tende a diventare nel tempo sempre più evidente e persistente. In tale sede la pelle si fa più; sottile, secca e meno elastica, assumendo una colorazione scura brunastra. Talvolta si verifica un arrossamento, segno di infiammazione, e si può avvertire prurito o addirittura dolore alla caviglia. Questi disturbi non vanno sottovalutati perché spesso precedono la comparsa di ulcere, solitamente dolorose, che fanno molta fatica a guarire (dette ulcere da stasi cronica).

 

E’ una malattia pericolosa?

Più che essere particolarmente pericolosa per la vita, l’IVC è una malattia cronica che determina un grosso peggioramento della qualità della vita, soprattutto quando compare la sua complicanza più temibile che è l’ulcera da stasi Queste lesioni, infatti, oltre a essere spesso dolorose, limitano molto la capacità di camminare e quindi l’autonomia di una persona. Richiedono inoltre frequenti medicazioni, possono impiegare anche dei mesi per guarire e spesso tendono a riformarsi. Per tale motivo è estremamente importante che, fin dalla prima comparsa dei disturbi caratteristici dell’IVC, ci si faccia controllare bene e si seguano con attenzione i consigli del medico.
In molti casi la presenza dei sintomi caratteristici, quali il gonfiore delle caviglie, il cambiamento di colore della pelle (comparsa di macchie scure) e la presenza di ulcere possono essere sufficienti per fare la diagnosi di IVC. La storia personale e dei familiari può far sospettare al medico la presenza di questa malattia anche prima della comparsa dei disturbi più tipici. In tali casi può essere consigliata una visita specialistica in Angiologia.
Se necessario sarà lo specialista a consigliare l’esecuzione di un un ecocolordoppler (un esame indolore simile all’ecografia) che permette di vedere in maniera molto dettagliata le condizioni delle vene degli arti inferiori.

 

Si può prevenire?

La prevenzione dell’IVC richiede prima di tutto un cambiamento dello stile di vita in modo da correggere gli eventuali fattori di rischio come l’obesità e la sedentarietà . Ciò andrebbe effettuato già in giovane età nelle persone con familiarità per vene varicose.
Nelle donne in gravidanza è particolarmente importante evitare gli eccessivi incrementi di peso che esercitano un effetto negativo indipendentemente dal fatto di riacquistare dopo il parto il peso normale. E’ comunque consigliabile a tutti cercare di praticare una regolare attività fisica e mantenere un peso corporeo ragionevole adottando una alimentazione varia e bilanciata. E’ inoltre utile calzare scarpe comode con un po’ di tacco (3-5 cm), indossare abiti confortevoli che non stringano eccessivamente la vita, evitare di sollevare pesi sforzando con l’addome e fare attenzione a non esporre le gambe a fonti di calore elevato
Un aspetto più complicato è la prevenzione degli episodi di trombosi venosa profonda che si possono verificare in occasione di traumi o interventi chirurgici. In tali circostanze è necessario adottare provvedimenti specifici, compreso l’uso di particolari farmaci, che vengono prescritti dal medico ed è molto importante essere scrupolosi nell’osservarli.

 

Come si cura?

La prima cosa da fare è correggere gli eventuali fattori di rischio legati allo stile di vita, come sedentarietà e obesità seguendo quanto è stato appena consigliato per la prevenzione dell’IVC.

A tal riguardo è particolarmente importante camminare molto, almeno mezzora tutti i giorni, in modo che le regolari contrazioni dei muscoli spremano il sangue nelle vene in modo da aiutarlo a tornare verso il cuore ed evitare che le gambe si gonfino. Oltre a ciò si può cercare di tenere le gambe sollevate il più possibile durante la giornata e magari effettuare alcuni esercizi specifici, da farsi solitamente in posizione distesa, per favorire l’eliminazione dei liquidi in eccesso che si accumulano specie attorno le caviglie.
Questi provvedimenti apparentemente semplici, se eseguiti con regolarità e costanza, sono in grado di dare dei notevoli benefici e possono rappresentare il trattamento principale di cui c’ è bisogno, specie nei casi meno gravi.
L’ aspetto fondamentale, purtroppo spesso trascurato, per contrastare il ristagno di sangue e liquidi nelle gambe è l’utilizzo delle calze elastiche, correttamente indossate. Anche se possono essere difficili da indossare e richiedono una certa abitudine, sono molto efficaci nel ridurre il gonfiore e il senso di pesantezza alle gambe. Evitano inoltre il peggioramento delle condizioni della pelle e la formazione delle ulcere croniche. Vanno quindi considerate una vera e propria terapia per l’insufficienza venosa e devono essere prescritte dallo specialista Angiologo che ne indicherà il tipo e le modalità d’uso. A questi provvedimenti talora lo specialista può associare delle medicine che aiutano a ridurre i disturbi causati dall’insufficienza venosa o a migliorare la circolazione. In alcuni casi (in presenza di varici o di telangectasie) può essere necessario ricorrere alla terapia sclerosante (iniezione nelle vene di sostanze che ne provocano la chiusura) o alla terapia mininvasiva ambulatoriale con Laser (EVLT) che in molti casi (previa indicazione data dallo specialista Angiologo) sostituisce la chirurgia. Oltre ai consigli già dati sull’importanza di evitare la sedentarietà e il sovrappeso, va ricordato l’effetto negativo dell’eccesso di calore agli arti. Quindi sono sconsigliati i bagni molto caldi e l’esposizione al sole nelle ore più calde della giornata (negli altri momenti ci si può abbronzare mantenendo fresca la pelle spruzzandola d’acqua). E’ inoltre importante evitare traumi e lesioni agli arti inferiori e curare l’igiene della pelle lavandola con detergenti neutri e asciugandola con cura. Qualora quest’ultima dovesse comunque diventare secca, sottile o screpolata è opportuno applicare una crema emolliente alla sera dopo il bagno o la doccia. E’ fondamentale infine far valutare al più presto dal medico qualsiasi ferita, anche piccola, che compaia sulla pelle delle gambe e dei piedi.

 

A chi rivolgersi?

Come prima cosa, nel caso abbiate qualche disturbo di quelli indicati in questo articolo oppure se i vostri familiari soffrono di problemi alla circolazione venosa, è opportuno che ne parliate con il vostro medico di fiducia che valuterà se è possibile che siate affetti da IVC o che abbiate un elevato rischio di diventarlo.
Potrete così sapere se è necessario effettuare una visita specialistica Angiologica di approfondimento per iniziare un trattamento specifico, oppure se è sufficiente effettuare degli interventi di tipo preventivo, magari attraverso la correzione di eventuali fattori di rischio presenti.

 

Fattori di rischio per insufficienza venosa cronica

Familiarità, cioè la presenza di parenti affetti da vene varicose o da problemi di gonfiore alle gambe. 

Età avanzata
Momenti di cambiamenti ormonali (menopausa, pubertà), soprattutto se associati a modificazioni significative del peso corporeo
Precedenti episodi di trombosi delle vene profonde (di solito legati a prolungati allettamenti o a interventi chirurgici, specie ortopedici) .
Gravidanze, in particolare se numerose e accompagnate da eccessivi incrementi di peso
Lavori che richiedono di stare in piedi a lungo, fermi nella stessa posizione o in ambienti con temperature elevate
Attività sportive o professionali in cui vengono effettuati sollevamenti di pesi o comunque sforzi che provocano contrazione dei muscoli dell’addome
Obesit&agrave.

 

Che cosa sono le varici?

Le vene degli arti inferiori formano un circolo superficiale ed uno profondo comunicanti fra loro. Nel circolo superficiale abbiamo due vene importanti che sono la grande e la piccola safena. Le vene del circolo superficiale e profondo hanno delle valvole che fanno in modo che il sangue fluisca verso l’alto (verso il cuore) e verso il circolo profondo. Quando queste valvole funzionano male aumenta la quantità di sangue nel circolo superficiale che si dilata formando le varici. Le varici sono una malattia cronica provocata da una minore elasticità della parete delle vene. Sono ereditarie e si manifestano come dei rigonfiamenti bluastri. Spesso compaiono in soggetti obesi, durante una gravidanza o in persone che svolgono un lavoro che costringe a stare in piedi per lungo tempo, in analogia a quanto detto.

 

Quali altri problemi possono causare le varici?

Esse causano diversi disturbi come gonfiore, pesantezza, dolore e prurito Le vene varicose, se trascurate, possono dar luogo a complicanze infiammatorie (complicanze provocate dal ristagno di sangue). In quest’ultimo caso si formano delle macchie sulla pelle, prima blu, poi scure, con comparsa di zone indurite e dolenti (dermatiti ed eczema che nel corso degli anni possono anche provocare l’ulcera. In seguito anche a piccoli traumi le varici più importanti possono rompersi dando luogo a emoragie. Bisogna chiedere al proprio Medico di base una visita angiologicainsieme ad un ecocolor Doppler venoso agli arti inferiori , non tanto per la diagnosi, ma per valutare le possibilità terapeutiche.

 

Come può essere curata la malattia varicosa?

Il trattamento delle varici varia a seconda della sintomatologia, della gravità del distretto venoso coinvolto, dell’età e delle condizioni generali del paziente. Essenzialmente abbiamo a disposizione quattro tipi di trattamento: il trattamento farmacologico l’elastocompressione, i trattamenti mininvasivi (la scleroterapia , il laser e la radiofrequenza) e l’intervento chirurgico.

Il trattamento farmacologico prevede l’assunzione di farmaci ed è completato dall’elastocompressione. Mentre la terapia farmacologica ha lo scopo di attenuare in parte la sintomatologia, la terapia elastocompressiva, nelle diverse gradazioni di compressione, è indicata in tutti i casi di insufficienza venosa. Diventa Non indicata in caso di arteriopatia e di insufficienza cardiaca grave.
Tra le tecniche mininvasive la scleroterapia (chiusura dei vasi venosi dilatati mediante iniezione endovenosa di sostanze sclerosanti) è una buona soluzione per malattie venose non troppo avanzate quando le vene da trattare non sono troppo dilatate. E’ molto utile, inoltre, per completare un trattamento chirurgico o un trattamento Laser o con radiofrequenza. Ha lo svantaggio di avere risultati non sempre definitivi, ma il vantaggio di essere facilmente ripetuta senza grossi fastidi per il paziente. La controindicazione alla scleroterapia è la presenza di difetto interatriale e/o interventricolare perché rendono pericolosa la procedura (rischi di ictus o TIA).
Un’altra importante controindicazione alla scleroterapia è è l’allergia verso la sostanza sclerosante. Rischi: trombosi venosa profonda ed embolia polmonare.
Il Laser e la radiofrequenza hanno le stesse indicazioni del trattamento chirurgico. Diventano d’elezione per il trattamento della piccola safena. Sono procedure ambulatoriali, miniinvasive e semiconservative. Sono ambulatoriali perchè possono essere eseguite in salette attrezzate e non in sala operatoria, miniinvasive perchè hanno una invasività inferiore al trattamento chirurgico classico con rischi quantitativamente più ridotti, semiconservativi perché ; viene trattato solo il segmento malato (refluente) della safena. I limiti reali delle tecniche mininvasive sono un diametro della vena safena superiore al centimetro, occlusione o subocclusione della safena in prossimità della crosse, tortuosità; eccessiva del vaso.
Rischi (rarissimi): trombosi venosa profonda e embolia polmonare.
Rispetto al trattamento chirurgico hanno il vantaggio di avere quantitativamente meno rischi, un decorso post trattamento più breve rispetto alla chirurgia classica; un risultato estetico superiore perchè viene praticata solo una microincisione di circa 2 mm mentre nel trattamento chirurgico si devono eseguire 3 o più incisioni della lunghezza superiore al centimetro. Inoltre potendo essere eseguite in una saletta attrezzata, evitano al paziente lo stress di entrare in una sala operatoria; ed essendo semiconservativi lasciano in situ un segmento di safena non refluente che può essere utilizzato per eventuali by-pass. L’intervento chirurgico è un trattamento di scelta nei casi in cui siano presenti varici importanti e la vena safena sia molto dilatata. Consiste nell’asportazione della safena mediante stripping in anestesia generale o spinale. Alcuni chirurghi lo fanno in anestesia locale.

Rischi: trombosi venosa profonda e embolia polmonare.

 

A chi rivolgersi per il trattamento delle varici?

Mentre la terapia farmacologica, la elastocompressione e le tecniche mininvasive* sono indicate per essere praticate da uno specialista in Angiologia/Medicina Vascolare (sinonimi), l’intervento chirurgico richiede uno specialista di Chirurgia Vascolare.

Per il trattamento Laser non sono ancora molti i Centri di Angiologia che lo eseguono in regime SSN. Per informazioni rivolgiti via mail alla sede AmaVas .

Contattaci

Stampa

Vasculopatia Cerebrale

La vasculopatia cerebrale è una malattia curabile e prevenibile che può presentarsi in forme diverse di gravità- E’ causata dal ridotto o mancato arrivo di sangue in una zona del cervello, molto simile a quello che succede al cuore durante un’angina o un infarto del miocardio. Spesso questo termine è usato per descrivere l’arteriosclerosi delle arterie carotidi che riforniscono di sangue il cervello. Le arterie servono a portare il sangue e quindi ossigeno e nutrimenti) dal cuore ai muscoli e agli organi del nostro corpo. A causa dell’arteriosclerosi alcune arterie si restringono progressivamente fino anche ad occludersi del tutto e ciò riduce notevolmente la quantità di sangue che arriva dove ce ne sarebbe bisogno L’arteriosclerosi è favorita da diverse situazioni che sono chiamate fattori di rischio. Tra questi ci sono purtroppo quelli non modificabili come l’età avanzata, il sesso maschile e la familiarità;. Gran parte dei fattori di rischio però sono legati alle abitudini di vita e possono quindi essere modificati. Quelli più importanti sono il fumo di sigaretta, l’assenza di esercizio fisico, l’obesità le abitudini dietetiche e il diabete incontrollato, così come l’aumento dei grassi nel sangue (in particolare il colesterolo), l’ipertensione arteriosa e fattori emozionali. Altre condizioni che possono determinare una vasculopatia cerebrale sono le stenosi carotidee asintomatiche, la fibrillazione atriale e altre cardiopatie.

 

Quali persone rischiano maggiormente di essere colpite dalla vasculopatia cerebrale?

La vasculopatia cerebrale rappresenta, nella società industrializzata, la terza causa di morte dopo i tumori e le cardiopatie. Insorge solitamente tra i 65 e gli 85 anni, eccezionalmente nell’età giovanile. Presenta un’incidenza di 0,005 a 40 anni e 1% a 70 anni. L’individuazione e la correzione dei principali fattori di rischio sopra elencati ha contribuito ad abbattere di circa il 30% l’incidenza di questa malattia. La cosa peggiore è senz’altro avere più di uno dei fattori di rischio. E’ quindi importantissimo che queste persone si rivolgano al proprio medico per capire se è; il caso di fare degli esami di approfondimento. Nel 35% dei pazienti colpiti da ictus, globalmente considerati, residua una grave invalidità; e una marcata limitazione nelle attività della vita quotidiana. In Italia avvengono circa 250 ictus al giorno ed in media il 20% non sopravvive alla fase acuta. Nei Paesi industrializzati, fra cui l’Italia, l’ictus è la terza causa di morte dopo le malattie cardiache e i tumori, essendo responsabile del 10-12% di tutti i decessi per anno (circa 400.000 morti per i Paesi della CEE) . Inoltre l’ictus rappresenta la principale causa di invalidità nelle Comunità occidentali, infatti dopo un ictus il 15% dei pazienti rimangono gravemente invalidi mentre il 40% rimane solo lievemente menomato dalla malattia. Questo comporta un grave problema non solo per gli sfortunati colpiti dalla malattia, ma anche per i familiari e per la società che spende ingenti risorse economiche

 

Che disturbi dà la vasculopatia cerebrale?

L'ictus è determinato da un deficit improvviso della circolazione sanguigna (ischemia) a livello celebrale. La causa della maggior parte degli ictus è dovuta a ostruzione delle arterie carotidi con conseguente interruzione del flusso ematico cerebrale, oppure ad occlusione di un vaso del cervello da parte di un trombo o un embolo. La conseguente insufficienza d'ossigeno porta a un deficit delle funzioni nervose. Se la circolazione sanguigna non viene ripristinata rapidamente, il tessuto cerebrale interessato muore. L’arteriosclerosi che colpisce i vasi che portano il sangue al cervello è particolarmente insidiosa perchè non dà alcun disturbo. Tipicamente i sintomi dell’ctus sono improvvisi e da qui il nome ictus (lampo). Per questo motivo, i soggetti che presentano più grave; fattori di rischio per la formazione di placche arteriosclerotiche a livello delle carotidi dovrebbero sottoporsi ad una valutazione di questi vasi anche se non hanno mai avuto sintomi. Quando si verifica una brusca riduzione del sangue che arriva al cervello si possono verificare uno o più dei seguenti disturbi: una debolezza improvvisa ad una parte del corpo, spesso ad una metà del corpo, insensibilità o formicolii ad una parte del corpo (viso, braccio, gamba), improvvisa deviazione della rima orale (bocca storta), perdita improvvisa della vista, difficoltà a parlare, vertigini con difficoltà a rimanere in piedi, violenta cefalea insolita (chi soffre abitualmente di mal di testa non deve preoccuparsi eccessivamente), difficoltà nel mangiare e nella deglutizione o disturbi improvvisi della parola. 

Quando i sintomi descritti sopra, durano alcuni minuti o ore e poi scompaiono completamente senza lasciare tracce si parla di TIA (attacco ischemico transitorio). E' importante riconoscere un TIA perchè rappresenta una condizione di rischio, un campanello d’allarme, che può; precedere un vero ictus

 

E' una malattia pericolosa?

La vasculopatia cerebrale è particolarmente pericolosa perch è non dà spesso sintomi (Asintomatica o con segni che non vengono identificati). E’ molto importante capire subito i segni di questa malattia subdola. Infatti le persone si preoccupano subito se hanno un infarto cardiaco, perchè avvertono un forte dolore al petto e questo è; un campanello d’allarme riconosciuto da tutti. L’ictus è molto più subdolo, spesso non si sente nessun dolore, se un braccio o una gamba formicola o non si muove bene, siamo portati a sottovalutare il problema.

 

Come viene identificata?

L’identificazione della vasculopatia cerebrale dipende dalla sua gravità. Se la malattia è solo sospettata e non ci sono sintomi acuti, la diagnosi inizia con la visita medica comprendente l’esame neurologico, la misurazione della
pressione del sangue e della frequenza cardiaca, la auscultazione cardiaca e la palpazione dei polsi periferici. Se il medico lo ritiene opportuno verranno eseguiti anche altri esami che consentono di vedere con maggiore precisione le lesioni provocate dall’arteriosclerosi come l’ecocolordoppler dei vasi epiaortici o tronchi sovraortici (TSA), l’angiografia, l’;angiorisonanza e l’;angioTAC. 

Se si pensa che un individuo sia stato colpito da un ictus, occorre chiamare immediatamente il medico o un ambulanza. In circa due terzi dei casi, i sintomi sono di gravità tale da rendere necessario il ricovero. Viene eseguita una TAC cerebrale per stabilire se i sintomi lamentati dal paziente sono provocati da un ictus o da un\'altra lesione (per esempio un tumore cerebrale, un ascesso cerebrale, un\'emorragia nello spazio posto tra la membrana interna di rivestimento dell'encefalo e quella intermedia o, da infiammazione dell'encefalo.

La prevenzione della vasculopatia cerebrale andrebbe iniziata molto presto, praticamente fin da giovani perchè è la stessa della prevenzione dell’arteriosclerosi e consiste soprattutto nell’eliminare i fattori di rischio cardiovascolari modificabili, legati allo stile di vita, quali il fumo di sigaretta, l’eccesso di grassi nel sangue, l’obesità e la sedentarietà. E’ poi importante curare eventuali malattie come l’ipertensione, il diabete e il ritmo del cuore (bisogna controllare che il cuore batta ritmicamente perchè la fibrillazione atriale è molto rischiosa per il cervello e il 15% delle persone anziane soffrono di questa malattia). Questi provvedimenti possono ridurre sia il rischio di comparsa dell’;ictus cerebrale, sia delle altre malattie legate all’arteriosclerosi, quali l’;infarto e l’arteriopatia ostruttiva degli arti inferiori.

 

Come si cura?

Il trattamento dell'ictus è basato molto sulla prevenzione. Importante è l'identificazione e il trattamento dei fattori di rischio (ipertensione, fumo, diabete, arteriosclerosi localizzata alle carotidi, alterazioni del ritmo cardiaco ; importante fattore di rischio è l’ipertensione. Il rischio relativo dei pazienti ipertesi rispetto ai non ipertesi è 4 volte maggiore. Bisogna rendere più efficaci i programmi per smettere di fumare, così come per cambiare lo stile di vita e le abitudini alimentari. I pazienti diabetici devono essere meglio controllati e i fattori di rischio vascolari in questi pazienti devono essere trattati più aggressivamente . A questi provvedimenti viene quasi sempre associata una medicina che serve a ridurre la formazione di trombi all’interno delle arterie ammalale (chiamata antiaggregante piastrinico). L’aspirina è il più potente e irreversibile antiaggregante piastrinico. Nei pazienti che non rispondono al trattamento medico e in cui gli esami diagnostici hanno evidenziato la presenza di un restringimento (stenosi) arteriosclerotico dei vasi del collo, è possibile un intervento di chirurgia vascolare (endoarteriectomia, trombendoarteriectomia, TEA, dell'arteria carotidea) per cercare di rimuovere le incrostazioni dell’arteria e ripristinare il normale flusso sanguigno. Oltre alla chirurgica tradizionale sulla carotide si può cercare di rimuovere gli ostacoli alla circolazione con l’angioplastica (PTA, angioplastica transluminale percutanea) in cui un catetere inserito a livello dell'inguine viene portato fino all'arteria carotide, un palloncino gonfiabile dilata la stenosi e l'inserimento di una retina di metallo (chiamata stent) assicura che la regione dilatata rimanga pervia . Se un paziente è colpito da ictus, deve essere immediatamente ricoverato in ospedale e sottoposto ad una terapia antiaggregante ed anticoagulante per assicurarne la sopravvivenza e ridurre il più possibile le complicazioni di tipo neurologico. Infatti, un ictus può essere spesso fatale se non si interviene con la dovuta celerità . E’ dunque importante conoscere precocemente i sintomi di esordio della malattia e ricoverare senza indugio il paziente in Unità dedicate alla cura dell’ictus (dette Stroke Unit)

 

Che attenzioni deve avere il paziente con vasculopatia cerebrale?

Da quanto detto sopra risulta evidente che una cosa molto importante che deve fare chi ha una vasculopatia cerebrale è quella di modificare un eventuale stile di vita a rischio, innanzitutto smettendo di fumare, poi adottando una alimentazione con pochi grassi e, se è presente soprappeso, anche ridotta come quantità di cibo. L’attività fisica è; inoltre raccomandata sia per il controllo del peso corporeo sia per correggere l’ipertensione arteriosa, il colesterolo e il diabete, Anche l’assunzione delle medicine prescritte dallo specialista va eseguita con scrupolo, senza effettuare modifiche che non siano state discusse con il medico curante . 

Nel caso abbiate disturbi che suggeriscano la presenza di una vasculopatia cerebrale e se appartenete a una delle categorie a rischio sopra indicate, la prima cosa da fare è quella di consultare il vostro medico di fiducia- Poi è opportuno effettuare una visita dello specialistica Angiologo nella fase preventiva o per la diagnostica (ecodoppler TSA).

In presenza di sintomi acuti, seguendo sempre le indicazioni del proprio medico curante e recarsi immediatamente in un Pronto Soccorso (meglio se di un Ospedale che abbia al proprio interno una Stroke Unit) dove si valuterà la necessità di eventuali esami di approfondimento e si sceglierà il trattamento più adatto.

Stampa

Arteriopatia periferica degli arti inferiori PAD

Arteriopatia periferica degli arti inferiori (PAD, detta anche Arteriopatia ostruttiva degli arti inferiori) una malattia causata dalla ridotta circolazione del sangue nelle arterie che portano il sangue agli arti inferiori. Le arterie servono a portare il sangue dal cuore ai muscoli e agli organi del nostro corpo. A causa dell’arteriosclerosi alcune arterie si restringono progressivamente fino anche a occludersi del tutto e ciò riduce notevolmente la quantità di sangue che arriva dove ce ne sarebbe bisogno. L’arteriosclerosi è favorita da diverse situazioni che sono chiamate fattori di rischio. Tra questi ci sono purtroppo l’età avanzata e il sesso maschile, che ovviamente, non si possono cambiare. Gran parte dei fattori di rischio però sono legati alle abitudini di vita e possono quindi essere modificati. Quelli più importanti sono il fumo di sigaretta, l’aumento dei grassi nel sangue (in particolare il colesterolo), l’ipertensione arteriosa e il diabete.

 

Quali persone rischiano maggiormente di essere colpite dalla PAD?

La PAD è molto più frequente di quanto comunemente si creda. Oltre il 25% delle persone con più di 70 anni di età;, oppure con più di 50 anni ed uno dei fattori di rischio sopra elencati, possono avere problemi di arteriosclerosi alle arterie degli arti inferiori, anche se non hanno nessun disturbo (sono chiamati asintomatici o in Stadio I). E’ quindi importantissimo che queste persone si rivolgano al proprio medico per capire se è il caso di fare degli esami di approfondimento.

 

Che disturbi dà la PAD?

Quando l’arteriosclerosi provoca una riduzione del sangue che arriva agli arti inferiori, all’inizio i disturbi vengono solo quando ci si muove (durante una camminata, salendo le scale, ...), quando ciò servirebbe un notevole aumento di sangue per far lavorare bene i muscoli delle gambe. Infatti, se il flusso di sangue non è sufficiente, il muscolo non riesce a liberarsi delle sostanze di scarto prodotte durante il movimento e va incontro a un crampo doloroso che impedisce di continuare il cammino. Tale disturbo, che di solito colpisce il polpaccio e talora il piede oppure la coscia o il gluteo, è chiamato claudicatio intermittens (o in Stadio II), cioè zoppicare in modo temporaneo, intermittente, perché quando la persona si ferma il dolore scompare dopo poco tempo (di solito al massimo nel giro di 1-2 minuti. Se il blocco della circolazione diventa più grave, il sangue che arriva alle gambe può essere così poco da far comparire i dolori anche senza camminare (Stadio III), in particolare di notte quando si tengono gli arti sul letto, perché tale posizione riduce ancora di più il flusso di sangue nelle arterie degli arti inferiori. Questa condizione è molto pericolosa perché se il sangue è molto poco e arriva poco ossigeno ai tessuti, essi cominciano a soffrire e possono andare incontro a morte con la formazione di ulcere (Stadio IV), specialmente sui piedi, o addirittura di gangrena. In casi così gravi esiste un alto rischio di dover amputare una parte o addirittura tutto l’arto.

 

E‘ una malattia pericolosa?

La PAD può sembrare una malattia non particolarmente grave perché di solito il disturbo principale è solo quello della comparsa di dolore alle gambe durante il cammino ed il suo peggioramento è generalmente piuttosto lento. Infatti la complicanza più grave, cioè la comparsa di dolore anche da fermi e poi di ulcere ed eventuale gangrena, è abbastanza rara, colpendo meno del 5% delle persone con questa malattia. In tali casi, però diventa molto elevato il rischio di andare incontro ad una amputazione anche di tutto l’arto. La maggior pericolosità di questa malattia è tuttavia legata al fatto che si accompagna spesso a problemi di arteriosclerosi delle arterie che portano sangue al cervello (arterie cerebrali) e di quelle che portano sangue al cuore (coronarie). Pertanto il rischio maggiore per chi ha la PAD è quello di avere un infarto o un’ ictus cerebrale. Per tale motivo è estremamente importante diagnosticare precocemente e curare bene la PAD anche quando i disturbi sono modesti.

 

Come viene identificata?

Quando è presente il tipico disturbo della claudicatio intermittens, le caratteristiche del dolore (v. tabella), ben riferite al medico, assieme al risultato della visita (in cui viene anche controllata la presenza o meno delle normali pulsazioni sulle arterie a livello inguinale, dietro il ginocchio e alle caviglie), possono essere sufficienti per fare la diagnosi di arteriopatia degli arti inferiori. Per confermare la diagnosi si può eseguire anche un semplice esame che consiste nella misurazione della pressione arteriosa sistolica con due apparecchi doppler a livello delle caviglie e delle braccia, calcolandone il rapporto che normalmente dovrebbe essere superiore a 0,95. Questo esame è particolarmente utile nei casi in cui il soggetto non lamenta il caratteristico disturbo (asintomatici) ed è quindi opportuno che venga eseguito negli individui a rischio, ciò quelli che hanno piùdi 70 anni, oppure più di 50 anni e sono fumatori oppure diabetici. Se il medico lo ritiene opportuno vengono eseguiti anche altri esami che consentono di vedere con maggior precisione le lesioni provocate dall’arteriosclerosi come l’ecocolordoppler degli arti inferiori, ed, in pochi, selezionati casi (per indicazione terapeutica specifica) l’angiografia.

 

Si può prevenire?

La prevenzione della PAD andrebbe iniziata molto presto, praticamente fin da giovani perché è la stessa della prevenzione dell’arteriosclerosi e consiste soprattutto nell’eliminare i fattori di rischio cardiovascolari modificabili, legati allo stile di vita, quali il fumo di sigaretta, l’obesità la sedentarietà l’eccesso di grassi nel sangue (dislipidemie). E’ molto importante poi curare eventuali condizioni come l‘ipertensione e soprattutto il diabete che rappresentano anch’esse fattori di rischio cardiovascolari se non controllate efficacemente innanzitutto da una buona dieta e dal movimento ed eventualmente trattati Questi provvedimenti possono ridurre sia il rischio di comparsa di PADI, sia delle altre malattie legate all’arteriosclerosi, quali l’infarto e l’ ictus cerebrale.

 

Come si cura?

La prima cosa da fare è correggere gli eventuali fattori di rischio legati allo stile di vita, quindi smettere di fumare, mangiare in modo equilibrato riducendo l’assunzione di grassi e di colesterolo e di zuccheri e cercando di raggiungere un peso corporeo ragionevole. Qualora fossero presenti fattori di rischio quali diabete, ipertensione arteriosa e dislipidemia che non rispondano ad uno stile di vita corretto può essere indispensabile assumere dei farmaci perché è molto importante che i valori di glicemia, colesterolo, trigliceridi e di pressione arteriosa siano mantenuti il più possibile nella norma. Le medicine oggi a disposizione sono molto efficaci e se vengono prese con regolarità possono ridurre parecchio il rischio di peggioramento della malattia e la comparsa di complicanze. E’ inoltre fondamentale aumentare l’attività fisica, se possibile partecipando ad un programma riabilitativo controllato, dal momento che è stato ben documentato che l’esercizio fisico rappresenta una cura della PAD in grado di aumentare di molto le capacità di camminare nella maggior parte delle persone. A questi provvedimenti viene quasi sempre associata una medicina che serve a ridurre la formazioni di trombi all’interno delle arterie ammalate (chiamata antiaggregante piastrinico) per evitare il peggioramento della malattia e la comparsa di complicanze. Qualche volta vengono anche usati farmaci che migliorano la circolazione per cercare di aumentare la capacità di camminare. In casi che lo specialistica angiologo selezionerà si può cercare di rimuovere gli ostacoli alla circolazione nelle arterie con l’angioplastica. L’angioplastica è una procedura non chirurgica che consiste nel far arrivare una sonda con un palloncino all’interno dell’arteria occlusa e di provare a dilatarla gonfiando il palloncino, eventualmente mettendo una retina di metallo (chiamata stent) per mantenerla aperta. L’intervento chirurgico si rende necessario in una piccolissima percentuale dei casi, in genere quanto le altre vie terapeutiche non sono efficaci o per il salvataggio d’arto.

 

Che attenzioni deve avere il paziente con PAD ?

Da quanto detto sopra risulta evidente che una cosa molto importante che deve fare chi ha una PAD è quella di modificare un eventuale stile di vita a rischio, innanzitutto smettendo di fumare, poi adottando una alimentazione con pochi grassi e zuccheri, se è presente sovrappeso, anche ridotta come quantità di cibo. E’ inoltre fondamentale aumentare l’attività fisica cercando di camminare per mezz’ora o più almeno tre volte la settimana, possibilmente secondo un programma concordato e controllato presso un centro di Angiologia.

Anche l’assunzione delle medicine prescritte dallo specialista Angiologo va eseguita con scrupolo, senza effettuare modifiche che non siano state discusse con il medico curante.

 

A chi rivolgersi?

Nel caso abbiate disturbi che suggeriscano la presenza di una PAD o se appartenete a una delle categorie a rischio sopra indicate la prima cosa da fare è quella di consultare il vostro medico di fiducia-E’ poi opportuno effettuare una visita specialistica presso un centro Angiologia/Medicina Vascolarei ove sarete visitati da un angiologo o da un chirurgo vascolare per valutare la necessita di eventuali esami di approfondimento e scegliere il trattamento più adatto.

Caratteristiche del dolore alle gambe dovuto ad arteriopatia ostruttiva degli arti inferiori (PAD), detto claudicatio intermittens
E’ simile ad un crampo che compare dopo un tratto di cammino (in piano o in salita o sulle scale) ai muscoli del polpaccio, della coscia o del gluteo (più raramente anche del piede. Non è localizzato alle articolazioni (ginocchio, anca, ...) Non è presente quando si è fermi, sia che si sia seduti, o anche in piedi. Scompare rapidamente dopo che ci si è fermati, di solito in 1 o 2 minuti. Si presenta in maniera abbastanza regolare, dopo aver percorso, più o meno, sempre lo stesso tratto di strada.

Stampa

Le Malattie Vascolari

L’informazione e la partecipazione attiva della popolazione e dei pazienti alla prevenzione e alla gestione della propria salute (anche quando una malattia sia già insorta) è fondamentale.

Non esiste, infatti, prevenzione senza l’interesse della persona alla propria salute e senza un’adeguata conoscenza dei fattori che la possono influenzare.

Nei pazienti , ogni terapia risulta più efficace se è compresa e se il personale Sanitario ed il paziente lavorano insieme per un comune scopo. Molti studi hanno dimostrato che la comprensione e partecipazione del paziente porta a risultati migliori ed a una migliore osservanza della terapia e dei suggerimenti sulle abitudini di vita (compliance).